La fine del XIX e il XX secolo

Verso la fine dell’800 e l’inizio del ‘900 si innescò anche a Montebello un profondo processo di cambiamento della società. I fatti più rilevanti furono lo sgretolamento delle grandi proprietà fondiarie con la conseguente divisione delle terre e la nascita di una nuova categoria sociale dei coltivatori diretti.

Altro aspetto rilevante fu l’inizio di una attività paleoindustriale segnata a metà 800 dalla costruzione di una fornace poi divenuta “Mole Patrone” in località Fornace.

Operai nella fabbrica Mole Patrone

Tutto ciò ebbe come conseguenza la trasformazione di braccianti agricoli e piccoli artigiani in maestranze industriali. Nacque pertanto l’esigenza di tutela mutualistica di questi nuovi soggetti sociali che, in sintonia con le abitudini del tempo, portò alla formazione della Società Operaia e Agricola di Mutuo Soccorso (SOAMS).
Questa società fondata nel 1879 dal signor Pippo Venco oltre all’attività mutualistica ebbe il merito di costruire una sala per raduni, spettacoli, feste da ballo (i famosi Veglioni) che in paese fu subito denominata “Salone” (oggi sala polifunzionale) la cui costruzione iniziò nel 1907 con il progetto dell’ingegner Vandoni e fu inaugurata nel 1913. Successivamente divenne di proprietà comunale e fu restaurata all’inizio degli anni 90.

Salone SOAMS

Nel 1912 l’allora Parroco di Montebello Don Giuseppe Bruno commissionò il rifacimento della facciata della Chiesa. Il progetto fu curato dall’architetto De Rossi; per la realizzazione dell’opera si servì di un nuovo tipo di cemento che opportunamente lavorato e vibrato assumeva un aspetto simile al granito. I lavori eseguiti dalla ditta F.lli Molinari di Castellazzo Bormida iniziarono la domenica delle Palme del 1912 e si conclusero nell’ottobre dello stesso anno.

Chiesa Parrocchiale con la nuova facciata del 1912

Dopo la prima guerra Mondiale iniziò una fervente attività di costruzione a cominciare dall’edificio delle scuole con relativa palestra e annessa sede del Comune. L’intero edificio, iniziato nel 1922, fu inaugurato il 20 maggio del 1924. In precedenza (a partire dall’anno 1851) le scuole e gli uffici municipali si trovavano all’interno del palazzo affacciato sulla piazza della Chiesa di proprietà per metà del Comune (ala rivolta verso il Monumento al Cavalleggero) e, per la restante parte, di proprietà dei Baroni De Ghislanzoni. Di questi stessi anni è la realizzazione di viale Rimembranze; il numero dei tigli piantati fu corrispondente al numero dei montebellesi caduti nella Grande Guerra; ad ogni tiglio fu abbinata una targhetta con il nome del caduto.

Sempre negli anni appena successivi alla prima guerra mondiale per divergenze politiche, il marchese Gianni Lomellini lasciò Montebello e nel 1924 vendette la villa alla società anonima “Comm. Quirici Gerolamo e Figlio” di Rivanazzano, il quale installò una filanda nelle dipendenze, dopo averle sopraelevate di un piano, portandole così ad altezza maggiore della villa. In seguito nel 1932, Don Orione in persona, su suggerimento dell’allora Parroco di Montebello don Giuseppe Bruno, acquistò il complesso per destinarlo a seminario.

Nel 1928 fu costruita la colonia Elioterapica (ubicata nell’attuale vicolo Nazario Sauro) dove i fanciulli montebellesi trascorrevano parte delle vacanze estive. Successivamente attiguo alla stessa fu realizzato il primo campo sportivo di Montebello per consentire alla locale squadra di calcio di partecipare ai campionati.

Attorno agli anni ‘20 il paese venne dotato della rete di distribuzione dell’energia elettrica. Negli anni tra il 1927 e il 1928 dall’ufficio araldico di Roma fu assegnato al Comune di Montebello lo stemma della famiglia Delconte sormontato dalla corona marchionale. I Delconte erano stati i primi feudatari di Montebello e la loro famiglia si era estinta nel 1864.

Stemma del Comune di Montebello della Battaglia

Nel frattempo, già a partire dal ‘600, dopo lo sviluppo del paese sulla dorsale della collina, sorsero anche alcune belle ville, costruite da nobili e notai pavesi, ai quali subentrarono nell’800, nobili genovesi. Tra le ville con i relativi parchi ricordiamo il Palazzo Bellisomi (comunemente chiamato Castello Rosso) e attuale sede dell’azienda Libarna Gas, la villa Delconte poi Serpi Gloria e attuale proprietà Finiper, la villa del Marchese Lomellini ora istituto San Benedetto di proprietà della Congregazione di Don Orione. Ancora la Villa Veniali, il Palazzo Lunati Pallavicino Mazza nella frazione di Genestrello e la Villa De Ghislanzoni.

Si può ritenere che fra la fine dell’800 e l’inizio del’900, il paese abbia raggiunto l’apice della sua bellezza paesaggistica ed anche per questo divenne luogo di piacevole villeggiatura, con un tocco di classe che lo ha sempre distinto dai paesi circostanti.

Ai primi del 900 la famiglia Veniali ospitò più volte lo scrittore Edmondo De Amicis e pare che in occasione di questi soggiorni lo scrittore abbia tratto ispirazione per scrivere il celebre racconto “La Piccola Vedetta Lombarda”.

Nel 1890 fu costruito il nuovo Cimitero ed abbandonato il precedente che si trovava sul retro della Bell’Italia.

Verso la fine dell’800 e l’inizio del ‘900 si innescò anche a Montebello un profondo processo di cambiamento della società. I fatti più rilevanti furono lo sgretolamento delle grandi proprietà fondiarie con la conseguente divisione delle terre e la nascita di una nuova categoria sociale dei coltivatori diretti.

Altro aspetto rilevante fu l’inizio di una attività paleoindustriale segnata a metà 800 dalla costruzione di una fornace poi divenuta “Mole Patrone” in località Fornace.

Tutto ciò ebbe come conseguenza la trasformazione di braccianti agricoli e piccoli artigiani in maestranze industriali. Nacque pertanto l’esigenza di tutela mutualistica di questi nuovi soggetti sociali che, in sintonia con le abitudini del tempo, portò alla formazione della Società Operaia e Agricola di Mutuo Soccorso (SOAMS).
Questa società fondata nel 1879 dal signor Pippo Venco oltre all’attività mutualistica ebbe il merito di costruire una sala per raduni, spettacoli, feste da ballo (i famosi Veglioni) che in paese fu subito denominata “Salone” (oggi sala polifunzionale) la cui costruzione iniziò nel 1907 con il progetto dell’ingegner Vandoni e fu inaugurata nel 1913. Successivamente divenne di proprietà comunale e fu restaurata all’inizio degli anni 90.

Da scritti di Gian Pietro Scaglia, raccolti e rielaborati da Emilio Mietta

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