CASTELLO BECCARIA

Castello Beccaria - foto attuale 2010

Proprio sulla sommità della collina dove esiste la Chiesa, c’è un grande fabbricato, sormontato da un’alta torre che attualmente termina con una terrazza, ma che fino all’inizio del secolo scorso (come si può vedere in vecchie foto), era coperta da tetto a tegole. Questa costruzione è senz’altro il più antico palazzo di Montebello. Risale, infatti, agli ultimi anni del medioevo e dall’incisione su un mattone in arenaria, posto sopra al portale d’ingresso, si desume che il fabbricato sia del 1472. Lo fece edificare la famiglia Beccaria, dopo che la stessa fu infeudata il 22 febbraio 1469, del luogo di Montebello, unitamente a quello di Montecalvo, dal Duca di Milano, Galeazzo Maria Sforza Visconti, nella persona di Girolamo, conte di Montebello. I Beccaria furono gli ultimi possessori dell’antico Castello di Montebello (che si trovava nella parte sud dell’attuale Palazzo Dal Pozzo), a loro concesso verso la fine del 14° secolo dal Duca di Milano, Gian Galeazzo Maria Visconti. Il suddetto Castello nella seconda metà del 1400 era però in rovina e pertanto la famiglia Beccaria decise di costruirsi una nuova residenza sulla piazza della Chiesa ristrutturando preesistenti fabbricati e vendendo nel 1486 ai Frati Girolamini (che l’anno prima erano subentrati ai Benedettini nella locale Abbazia dei SS. Gervasio e Protasio), l’area sulla quale sarà poi edificato il nuovo Monastero. Molto probabilmente però, i Beccaria abitarono poco a Montebello, avendo essi una residenza in Milano e già nella prima metà del 1500, il Palazzo, o parte dello stesso, risulta proprietà della nobile famiglia decurionale pavese Bellocchio. Ancora non conosciamo la causa di questo avvicendamento. Potrebbe probabilmente riguardare il fatto che un Alberico Bellocchio sposò in quegli anni, in 2° nozze Monica Beccaria. Sta di fatto che la famiglia Bellocchio dimorerà in questo Palazzo per oltre 300 anni. Un ramo cadetto dei suddetti Beccaria invece, costruì un piccolo palazzo padronale con dipendenze agricole, proprio di fronte quello principale. Di questo palazzotto, lasciato crollare nella seconda metà del secolo scorso, esiste tuttora il bel portale d’ingresso. Nel corso dei tre secoli di permanenza a Montebello dei Bellocchio, due fatti connessi fra loro, dei quali, uno curioso e l’altro tragico, meritano di essere descritti. Nel 1643, in una calda sera di fine maggio, l’Abate del Monastero, Padre Floriano Marcellini, mentre passeggiava davanti all’antica Chiesa romanica, fu con un pretesto attirato all’interno della stessa dove, di fronte ad un altare, dalla semioscurità sbucarono i giovani Girolamo Bellocchio e Giuditta Lonati i quali, alla presenza di alcuni testimoni, si dichiararono reciprocamente marito e moglie, “rubando” all’esterrefatto padre Gerolamino, il matrimonio, ad imitazione di quello descritto dal Manzoni nei Promessi Sposi. Nel 1682 invece, i due figli della suddetta coppia, Giulio Cesare e Gaspare Bellocchio, furono sorpresi alle due di notte del 20 agosto presso il muro di cinta del loro palazzo e trafitti a fil di spada. Il secondo morì all’istante, mentre il primo fece appena a tempo a ricevere l’Estrema Unzione. La famiglia Bellocchio, oltre ai beni di Montebello, possedeva case a Pavia ed a Voghera. Nel 1851-52 il conte Giuseppe Bellocchio, unitamente alla madre Carolina Raggi, vendeva per lire 12000 la parte nord del palazzo al Comune di Montebello, il cui Sindaco era allora il marchese Luigi Bellisomi. Il conte si trasferì quindi nel suo palazzo di Voghera, dove morì celibe nel 1894, all’età di 70 anni. L’Amministrazione Comunale trasferì in quella parte del Palazzo i propri uffici, che prima erano da antico tempo, in angusti locali in Borgo (in via Famiglia Cignoli). Anche la scuola elementare e le abitazioni dei dipendenti furono sistemati nell’edificio. La rimanente parte del Palazzo sul lato sud, comprendente anche la torre, di proprietà del NH. Gaetano Bellocchio e della di lui madre Maddalena Rossi, è stato invece acquistato attorno al 1861 dall’avv. Giacomo Ghislanzoni, la cui famiglia ancora non era “baronale”, in quanto il titolo le fu dato nel 1868. Nel 1868 in occasione dell’inaugurazione del monumento al Cavalleggero, la parte comunale del palazzo fu completamente restaurata su progetto dell’ingegnere Giuseppe Billotta e sopra alla facciata che dava sulla piazzetta di spalle al detto monumento, fu costruito in muratura un medaglione, poi affrescato con lo stemma comunale (due draghi rampanti con nel mezzo un albero, ossia il blasone appartenuto alla famiglia Delconte, antica feudataria del paese, estintasi nel 1864). Più tardi, nel 1893, con entrata dalla salita della Chiesa, è stato aperto il primo ufficio postale di Montebello, con l’aggiunta, qualche anno dopo, di quello telegrafico. In questo palazzo, per oltre 70 anni, parecchie generazioni di montebellesi impararono a leggere e scrivere, altri amministrarono il paese ed altri ancora si recarono in “sala” (così veniva chiamato il Municipio) per esigenze burocratiche. Nel 1923-24, dopo la costruzione dell’attuale edificio scolastico e municipale, la famiglia De Ghislanzoni acquistò la parte dismessa, unificando così tutta la proprietà del palazzo. Per quanto concerne le scuole, è stato un innegabile miglioramento, non così invece, per la nuova sede municipale, in parte seminterrata e senz’altro meno rappresentativa di quando era nei saloni del Palazzo. Dalla seconda metà del ‘800 fino al 1918 visse nel Castello Beccaria la baronessa Teresa De Ghislanzoni, nata Radice. Fu per Montebello ed altrove una figura molto importante in quanto sempre presente in primo piano nelle opere caritatevoli. E’ stata nel 1898 la fondatrice dell’Asilo Infantile, per il quale mise a disposizione il palazzotto Beccaria, che alcuni anni prima aveva acquistato. Alla sua morte il Parroco Don Giuseppe Bruno scriveva fra l’altro “……la sua scomparsa ha veramente lasciato un vuoto, giacché per la sua “cultura, per la sua gentilezza e per la sua bontà attirava l’attenzione di tutti sopra di sé per “modo che non si parlava di Montebello senza parlare di lei e chi veniva a Montebello “cercava conoscerla e avvicinarla ed era facile, giacché accoglieva sempre festosamente “tutti.” Proprio ultimamente da un armadio a muro nella Galleria del Palazzo, sono state rinvenute migliaia di lettere a lei indirizzate, spazianti in un arco temporale di oltre 50 anni. Nel 1942, alla morte del barone Ernesto, la figlia Eugenia, che nel frattempo aveva sposato il cremasco conte Luigi Premoli, diventò la proprietaria. E poco dopo inizia la lenta ma inesorabile decadenza del fabbricato. Prima infelici ristrutturazioni lo avevano privato delle due bassi ali che delimitavano il cortile, poi iniziava il deperimento della parte ex Comunale. Comunque, fino alla metà degli anni ‘960, il Palazzo era abitato e in occasione della commemorazione della battaglia del XX Maggio 1859, lì veniva offerto il rinfresco ai partecipanti alla manifestazione. In seguito, però, la noncuranza dei proprietari e l’allontanamento del fedele custode, ha fatto sì che l’intero fabbricato si deteriorasse a tal punto da renderne impossibile l’abitabilità. L’auspicio è che i nuovi eredi riescano a trovare il modo di conservare per Montebello quell’inconfondibile e signorile immagine che da più di 500 anni, torre e palazzo rappresentano a chi transita nella sottostante strada “Romera”.
PS/ – E questo auspicio si è avverato nel 2012, con l’acquisto del Castello da parte coniugi Davide Parisi e Debora Ceriani, i quali, dotati di un entusiasmo e di un notevole interessamento culturale, stanno ora, compatibilmente con gli scarsi mezzi economici a disposizione, restaurando sia pure lentamente, l’antico emblema che unitamente alla Chiesa caratterizza il colle più alto di Montebello.

Nuova edizione con testo riveduto e corretto nel nov.2021- Gp.S.

Castello Beccaria anni proprietà Barone De Ghislanzoni

Castello Beccaria - Cortile interno

Castello Beccaria - Vista dal campanile della Chiesa dei Santi Gervasio e Protasio

Castello Beccaria - Commemorazione 20 maggio anni '20

Alcune fotografie di Valentina Mariani