La Chiesa di Genestrello, dedicata alla Madonna di Loreto, è stata costruita in seguito ad alcuni eventi miracolosi, avvenuti in quel luogo. Nel 1200 il Comune era autonomo, ma la Parrocchia apparteneva a Montebello. I residenti a quel tempo erano circa 50 persone, che abitavano in casette coloniche dette “da brazzanti”, alle dipendenze del feudatario. Il villaggio era sorto già parecchi secoli prima attorno ad una torre di avvistamento, sempre di proprietà dei Lunati, che serviva per controllare l’importantissima strada “Romera” (torre esistente fino al 1500). In basso, confinante con questa strada, ve ne era un’ altra che saliva fino al Palazzo o Castello (così veniva chiamato a quei tempi). All’imbocco di questa strada vi erano due pilastri, dove un pittore, tale Domenico Bonvicini, dipinse su di essi rispettivamente l’immagine della Madonna Lauterana e di San Francesco. Poco tempo dopo, di fronte all’immagine della Vergine avvennero numerosi eventi miracolosi, tra cui 20 presunte guarigioni: nomi e cognomi e le patologia dei “miracolati” sono conservati nell’Archivio di Stato di Milano. Successivamente, nel 1608 il Signor Cosimo Lunati fece costruire, annesso al Palazzo, un oratorio, e fece anche erigere una piccola cappella, dove all’interno si trovava il pilastro miracoloso. Ingaggiò così un cappellano detto “mercenario” per potervi celebrare la Messa. Questo contrastava però con le norme ecclesiastiche allora vigenti, in quanto Genestrello apparteneva alla giurisdizione parrocchiale di Montebello e spettava pertanto ai frati Gerolamini dare questa autorizzazione. Allora il Priore del Monastero di Montebello (Padre Nazario Sassi), il parroco ed il sig. Cosimo Lunati, alla presenza del Vescovo della Diocesi di Piacenza (alla quale la Parrocchia apparteneva) stabilirono un patto per dirimere la controversia. Ma gli avvenimenti andarono in una direzione diversa da quella preventivata tanto che nel 1625 il Signor Lunati si rivolse direttamente al Vescovo di Piacenza ed al Generale dell’Ordine dei Gerolamini chiedendo l’autorizzazione per dar vita ad una parrocchia autonoma a Genestrello impegnandosi personalmente al sostentamento della stessa. La richiesta venne accolta, vennero stipulati nuovi patti, e nacque così la Parrocchia di Genestrello sottraendo parte di territorio a quella di Montebello. L’anno seguente Cosimo Lunati decise di ingrandire la cappella, decisione condizionata dal fatto che la costruzione già mostrava numerosi segni di cedimento, dovuti al terreno ricco d’acqua. Nonostante la recente costruzione la Chiesa necessitava di parecchie riparazioni, così il Signor Lunati richiamò l’ impresario Antonio de Melchioni (ticinese di Meride , presso Lugano) già impegnato nei lavori di ricostruzione del duomo di Voghera e gli commissionò l’edificazione della parte centrale e frontale della nuova parte di Chiesa. Il progetto fu opera di un ingegnere di Pavia: il signor Giovanni Domenico Lobia. Nel 1627 si conclusero i lavori e l’edificio assunse le sembianze attuali. Nel 1677 poi l’immagine della Madonna dipinta sul pilastro venne sostituita da una statua in marmo bianco acquistata grazie alle offerte dei tanti devoti. La chiesa, per il fatto di essere stata costruita su un terreno ricco di acqua ha richiesto negli anni ripetute riparazioni in quanto l’umidità risalente corrodeva gli intonaci. Nel 1826 il Marchese Antonio Lunati (ultimo nobile della casata) finanziò i lavori di restauro in particolare di imbiancatura e stuccatura dei due altari allora esistenti. Originariamente il campanile era sopra la sacrestia e vi si accedeva dal piano superiore della canonica. Nel 1848 esso fu ricostruito dall’altro lato della chiesa (dove si trova attualmente). Essendo però piuttosto basso il Parroco don Antonio Maiocchi lo fece alzare dotandolo anche della terza campana (utilizzando quella che si trovava a Montebello sull’Oratorio del Marchese Bellisomi). Nel 1933 sempre il Parroco don Maiocchi commissionò importanti lavori di restauro quali il rifacimento del tetto, del cornicione e degli intonaci. Inoltre furono chiamati per affrescare parte dell’interno i pittori Michele Frana di Gandino (Bg) ed il prof. Mario Maserati. Altri importanti restauri furono quelli degli anni ’50 e soprattutto ’60 in cui il Parroco Don Bruno Rolandi fece rifare il pavimento oltre ad alcuni affreschi e fece costruire l’artistico portichetto sorretto da due colonne di granito a fregio dell’ingresso laterale. I fondi per questi lavori furono recuperati dalla generosità della famiglia dell’ing. Adolfo Mazza. Purtroppo la Chiesa subì anche notevoli danni causati dal passaggio di numerosi eserciti, tra cui quello napoleonico che la saccheggiò e distrusse i registri parrocchiali dell’archivio. Anche durante la battaglia del xx maggio 1859 parecchie palle di cannone del’artiglieria austriaca finirono sul tetto e sul fianco sinistro dell’edificio.